Il dato sulle vendite al dettaglio diffuso oggi dall’Istat e riferito al mese di maggio registra un preoccupante arretramento congiunturale (-0,4% su aprile) che, nei dati in volume, si traduce in una flessione dello 0,9% rispetto al maggio del 2024. Secondo le nostre stime, la contrazione tendenziale delle vendite in volume nel secondo trimestre dell’anno si attesterebbe a -0,7%: il 2025 si appresta dunque a diventare il quarto anno consecutivo di riduzione del volume delle vendite al dettaglio. Un andamento che riflette le difficoltà che le famiglie ancora incontrano nel riportare la propria spesa sui livelli precedenti l’impennata inflazionistica del 2022-23.
Così Confesercenti commenta le rilevazioni sulle vendite al dettaglio a maggio diffuse oggi da Istat.
Il dato complessivo rispetto al 2024 nasconde quella che ormai appare come una tendenza strutturale: la progressiva riduzione della rete di piccole superfici commerciali nei centri urbani. In questo contesto, le attività del commercio di vicinato – negozi, botteghe, piccoli esercizi – rischiano di diventare eccezioni isolate, vere e proprie oasi in aree sempre più svuotate di presìdi commerciali.
La frenata delle vendite anche a maggio è infatti particolarmente brusca per le piccole superfici: secondo la nostra stima, perdono il 2% delle vendite in volume rispetto a maggio scorso e già il 2,3% nei primi 5 mesi dell’anno. Colpisce anche la caduta dell’alimentare, che da inizio anno registra quasi un punto percentuale in meno in volume. Siamo di fronte a un assestamento, o meglio a una razionalizzazione al ribasso, degli acquisti da parte delle famiglie, anche su beni essenziali. A quanto pare, i segnali positivi che arrivano dal mercato del lavoro, dall’inflazione e dalla riduzione dei tassi di interesse non sono, per ora, sufficienti a sostenere l’auspicata ripresa dei consumi. Occorre intervenire con una riforma fiscale che alleggerisca davvero il carico sulle famiglie, e dando i necessari sostegni alle attività di vicinato.
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